UN RICORDO IN PIU’

 

0d2cc1f6fa7c9b66d874ff512f608a05.jpgRoma, la solita incredibile città piena di scorci inattesi, di luci e di ombre che solo per quelle vie si possono vedere, cambiata e pur uguale a quella di quarant’anni fa.

Dal finestrino del bus che scende lungo via Nazionale rivedo luoghi conosciuti, e ritrovo nei miei ricordi le immagini dei carnevali passati con i compagni di liceo a “far casino” su quei marciapiedi.

Cerco dopo la curva in via S.Eufemia quella palazzina, forse barocca, incastrata tra due case anonimamente grigie, la osservavo sempre quando passavo di lì, perché risalta come una seta rossa tra scampoli di velluto blu.

Scendiamo dal bus in Corso Vittorio, poco lontano da Campo de’ Fiori, quella piazza che da secoli vive sotto lo sguardo severo della statua di Giordano Bruno, e che a quell’ora  riceve le amorevoli cure degli addetti alla nettezza urbana che cancellano le impronte lasciate dal mercato del mattino.  Qui nulla è cambiato, forse lo sono le persone che la abitano, ma questo non appare.

Nella libreria di via del Pellegrino una piccola sala attende autori ed invitati per la presentazione dei libri, ma è ancora vuota, è troppo presto.

Ho impiegato il tempo a guardare le vetrine degli artigiani che lavorano nella stessa via, piccole botteghe piene di cose strane, dai lampadari art decò alle creazioni di un orafo, dai manufatti in giunco ai mobili restaurati. Un piccolo mondo antico che vive all’ombra dei vecchi palazzi che incombono sulla stretta via. In fondo ad  un vicolo s’intravede un terrazzo-giardino che raccoglie la luce del tramonto. ea3240584d1161460da1686cd62f6ffa.jpg

All’ora convenuta arrivano alcuni dei miei ex compagni di liceo che non vedevo da ben quarant’anni, e che, con mia grande sorpresa, mi è parso di aver lasciato solo lo scorso Natale. 

Naturalmente abbiam tutti i capelli bianchi, (i miei son tinti, ma sotto lo sono!), qualcuno ha messo pancia, ma gli occhi son sempre gli stessi, ed anche la voglia di scherzare quando ci si trova insieme non è cambiata.

Seduti nella saletta, ascoltiamo la relatrice che, invitando accanto a se uno alla volta gli autori, mette in evidenza le caratteristiche peculiari del testo ponendo domande a chi lo ha scritto.

-“ Come le è venuta l’idea di scrivere questo libro?”

-“ Veramente io non lo so..  perché si è scritto da solo, era l’unico modo di liberare le mie emozioni, di dar corpo ai miei pensieri, di sfogare le mie frustrazioni, scritti che io ho solo riunito in un libro”

– “ Lo stile è essenziale, Lei è una docente di chimica,..”

-“ Infatti ho trasformato in parole le formule dei miei pensieri.”

E la chiacchierata continua con domande sui rapporti con il mondo dei genitori, quello delle istituzioni… Chiacchierona come sono devo controllarmi per non andare fuori tema,  perché potrei parlare per ore della mia vita nella scuola.a2e5a5f1c6fc0fe340903b7f5023f1b3.jpg

Alla fine gli occhi sorridenti dei miei compagni mi gratificano più di mille applausi.

La serata si conclude con una pizza tra amici, con tante chiacchiere sui quarant’anni passati lontani e con valanghe di “Ti ricordi quando..” perché gli anni di liceo per noi sono stati il cemento di un gruppo di amici veri, nel quale solo ora mi rendo conto di non essere mai stata una donna, ma un amico, uno di quei “compagnoni” che condividono marachelle e difficoltà, risate anche grasse, ed esperienze di vita.

Un ricordo da aggiungere al mio bagaglio.

UN RICORDO IN PIU’ultima modifica: 2008-02-08T20:03:25+01:00da serenity48
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6 pensieri su “UN RICORDO IN PIU’

  1. ehii sqauw anna bellissimo ritrovere vecchi amici (scusa ma co…..i non mi riesce di manco di scrverlo) ehehe gli amicizie migliori sono sempre quelle che si fanno in gioventù perchè nascono da sole non credi?

  2. Mi è arrivato oggi il tuo libro cara Anna e sono già a metà dell’opera.
    Come mi ci ritrovo!!!
    Ti faccio sapere quando l’avrò finito.
    E lo recensisco.
    Per ora se vuoi da me parlano un elefante e una farfalla.
    Ciao

  3. I ricordi sono il segno del tempo che passa ma e’ bene che sia cosi’ perche’ chi non ha ricordi non ha futuro e continua a vivere in un passato che non e’ piu’ il suo
    Sergio

  4. Grazie a te Anna,
    leggerti è stato un vero piacere. Fin troppo facile riconescersi nella realtà che descrivi.
    Sai ho ordinato un’altra copia del tuo libro. Lo regalerò ad una persona che ha provato ad insegnarmi a non essere “nè burro nè granito”. Quando sono arrivata, mi ha preso le misure, mi ha fatto penare un po’ poi mi ha concesso fiducia e cuore. Come te è in congedo dal 2006.
    Le dirò grazie così.
    Cristiana
    Un abbraccio a te.

  5. Cara Anna,
    carina la tua accoglienza con le chiavi del bagno, con me non ne avresti avuto bisogno, perchè io un po’ di faccia tosta ce l’ho.
    In quanto a me ho già sulle spalle sette anni scolastici dacchè sono di ruolo, prima ho fatto tutt’altro. Setti anni passati con una fretta maledetta.
    Due dei quali come ti avevo accennato a Chiari.
    Quando sono tornata nelle Marche è lì che ho fatto l’incontro di cui ti parlavo e nonostante avessi già in quel di Chiari fatto la tutor per un collega neoimmesso in ruolo, pensa un po’, mi sono sentita ancora tutorata, con mio immenso fastidio iniziale poi con simpatica rassegnazione, perchè l’incontro infine con la mia collega di cui ti parlavo è stato fruttuoso e denso di scambi d’idee…una volta che io ho smesso di considerarla un intromissione e lei un maternage. Allora sì che ho goduto davvero della sua esperienza è per questo che la tengo nel cuore.
    Un saluto
    Cristiana

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