PIANTI AL TELEFONO

lily2.JPGDopo l’inizio della scuola ogni tanto mi squilla il cellulare e dall’altra parte dell’ètere mi arriva una voce a me ben nota che mi apostrofa come “mamma di…” e mi incarica di una “missione” che in passato svolgeva la mia mamma, quella di consolare un “pulcino” disperato.

– Prontooo…? Mamma di Sara?  Sara non vuole fare la pipì prima di andare a fare il riposino. Per favore dì a Sara che deve fare la pipì altrimenti si bagna le mutandine? Ora te la passo…

– Sighhh! (piagnucolamento moccioloso).Mammmaaa! (pianto disperato) Voglio venire a caaasa! (singhiozzi smocciolanti) …

– Sara! Amore di mamma tua! (voce flautata) Non piangere che la mamma, se fai la pipì e poi il riposino, quando ti svegli la trovi ad aspettarti.

– Sighhh! (piagnucolamento moccioloso) mammma vieniiii…

-Tranquilla amore mio, la mamma ora si prepara per venire, intanto tu vai a fare la pipì e poi la nanna che mamma arriva, va bene?

– Siii (sospiro moccioloso)…

– Grazie mamma di Sara, ora andiamo a fare la pipì.

Finalmente posso ridere!

– Pronto Mamma di Paolo? Per favore dì a Paolo che deve mangiare la pasta col sugo e poi fare la nanna?

– Sighhh! (piagnucolamento moccioloso).Mammmaaa! (pianto disperato) Voglio venire a caaasa! (singhiozzi smocciolanti) …

– Paolo amore!..

-Mamma vieni a prendermi…Uhhhhh!

– Tranquillo tesoro, non piangere, la mamma ora non può venire, ma mi spiccio e intanto tu mangi la pasta al sugo, così poi arrivo.. va bene? Dai retta alla maestra.

– Uhhhh! Sciiii!

– Grazie mamma di Paolo. Ora Paolo mangerà, vero?

– Shii…

Ho sempre avuto una vena profondamente gigionesca nei confronti dei bambini, al punto che mia figlia dice sempre che le ho “rovinato l’infanzia” con le mie invenzioni , come quella di convincerla che la coca cola rallentava la crescita, sfatata solo per ragionamento logico all’età di dieci anni, quindi l’interpretazione consolatoria per i pargoletti mi si adatta a meraviglia.

Ma le telefonate, fatte col cellulare personale e non rimborsate da alcuno, di quella maestra di una scuola dell’infanzia a seicento Km da casa mia, rivelano come sia complesso il lavoro nella scuola, e quanta fantasia e creatività richieda.

I bimbi di tre anni son cuccioletti forti e fragili nello stesso tempo e solo gli anni d’esperienza sanno creare lescuola,infanzia,maestre,bambini,pubblica istruzione,genitori,educazione condizioni migliori per la loro crescita. Non gli asettici corsi d’aggiornamento che “pontificano” grazie a teorie innovative sullo sviluppo cognitivo del fanciullo nella società moderna…

Nella società moderna ci sono genitori che mettono il pannolone ai bimbi di tre anni per non avere la “rottura” di abituarli al vasino, e protestano perché il pargolo “si bagna” a scuola, dove è d’obbligo essere autonomi nelle funzioni e (per regolamento) si accettano solo incidenti casuali.

Nella società moderna ci sono genitori che allevano i bambini fino ai tre anni solo con omogeneizzati e passati cosicché il pargoletto non sa masticare i solidi come la pasta.

E la maestra insegna a masticare, e la bidella pulisce e cambia più e più volte.

E il genitore non si capacita del motivo di tanti cambi. E il genitore confessa che è più comodo il pannolone che non mette in imbarazzo “nelle uscite”, o che la stanchezza del lavoro consiglia l’omogeneizzato, veloce e non impegnativo.

La mia bimba mangiava pane vecchio per massaggiare le gengive nella dentizione e a due anni stava sul vasino finchè non “la faceva” con la mamma che raccontava le favole rinunciando “a se stessa”.

La maestra ha sessant’anni, è una del ’52 che ha perso il diritto alla pensione quest’anno grazie alle nuove regole.

Ora, vorrei che la  M.me ministro la sostituisse almeno un paio di giorni per provare il piacere di una mocciosa piangente in braccio, un moccioloso attaccato alla gonna ed un terzo da portare velocemente sul vasino per fargli fare quella funzione fisiologica solida che è abituato a fare in piedi nel pannolone. Vorrei proprio “vedere” come se la cava!

Ed a quel simpatico ministro “odoroso”, che gira col sorriso ebete stampato sul viso per nascondere l’opinione della “propria superiorità umana, culturale e di competenza” alla plebe cenciosa che lo circonda, vorrei dire che il merito del fatto che la scuola permette a migliaia di ragazzi di crescere “decentemente” è discuola,infanzia,maestre,bambini,pubblica istruzione,genitori,educazione migliaia di maestri e di professori che se ne fottono delle “linee programmatiche” lavorando ben più delle ventiquattro ore che vorrebbe, e inventano giorno dopo giorno la didattica utile agli allievi che si trovano tra le mani, cercando di tirarsi dietro anche i più deboli, magari facendoli “attaccare alla gonna” per non perderli nel cammino, lottando in classi sovraffollate e mal equipaggiate, e contro burocrati abbarbicati alle norme a causa di collusioni e tangenti prese da altri burocrati, senza piegar la schiena sotto il peso del disprezzo, del dileggio della categoria e della stanchezza per l’età e per un lavoro reso sempre più complesso dall’arroganza ingorda di chi “comanda”.

 

PIANTI AL TELEFONOultima modifica: 2012-10-28T16:44:49+01:00da serenity48
Reposta per primo quest’articolo

2 pensieri su “PIANTI AL TELEFONO

  1. Ciao Anna e buon pomeriggio. Credo che prendendo a prestito il senso della riflessione del tuo precedente post, potrei proporre la mia personale visione su quanto hai raccontato in questo. Il trionfo dell’ottusità di questa pseudo classe di cervelloni dilaga in ogni dove, nella nostra società. Scuola ed insegnamento compresi che, a furia di tagliare, modificare, stravolgere e comprimere, non hanno più scopo e finalità. Di porcate ne hanno fatte ben prima di loro, eppure, per certe questioni si sono veramente distinti! Sulla “pensione” rimandata, hanno dimostrato solamente di essere dei ragionieri, anche di un genere triste e arido, quello che regola e vede il mondo con i numeri e basta. Nessuna capacità di considerare i singoli aspetti e ruoli, le singole realtà e, soprattutto, le aspettative di chi, da una vita, sta duramente lavorando.

I commenti sono chiusi.