Infondo era il mio lavoro e come per tutti è diventato la normalità dei miei giorni.
Non sono “una mosca bianca” (al massimo un’elefantessa color crema). Ci son tanti docenti che hanno nei confronti dei ragazzi un atteggiamento corretto e valido didatticamente.
Nella mia vita ne ho incontrati molti, siamo divenuti amici e collaboratori. Abbiamo lottato spesso “lancia in resta” per lo stesso obiettivo: far funzionare questa povera scuola che tutti tacciano d’inefficienza e di lassismo.
Le foglie però hanno permesso ai frutti di crescere e maturare succosi e sani, ma il coltivatore le calpesta incurante.
Tutte le mie battaglie, le mie sfuriate, i miei fervorini hanno dato il loro frutto.
Oggi è tutto più difficile perché l’indifferenza colpevole della classe politica ha spezzato quel filo che univa i giovani insegnanti a quelli più esperti e permetteva la trasmissione di quell’umanità nella docenza che nessuna università può insegnare.
I giovani son sparpagliati su cattedre assurde ( quattro o cinque materie differenti in classi differenti e magari in scuole diverse), gli anziani in pensione o chiusi nel loro mondo perché non capiscono più il nuovo. E gli anziani dicono sempre si ad ogni balla ministeriale e poi fanno di testa loro cercando di fare il danno minore…
Con questi chiari di luna nel mondo politico ormai non mi aspetto più nulla.
L’imbecillità assurda dei leghisti, che cavalcano l’onda degli autoctoni insoddisfatti con puttanate come quelle di Adro e della corsia privilegiata all’università per i padani, possono solo portare rabbia e follia in questo mondo così profondamente fragile e difficile da gestire.
L’ignoranza, che è base dell’arroganza tracotante delle frange leghiste, e la disonestà ormai sdoganata da una classe dirigente collusa, corrotta e depravata, se non soffoca presto nei
Spero allora che l’Italia sia Fenice e sappia risorgere dalle sue ceneri.
“Bocciato.” … “No!.. scrivete Non Promosso!”
Paradossi nella scuola dal Diario di una prof.
Sabato 23 settembre
Finalmente un giorno a casa! Niente pensieri di scuola..
(sembra vero!). Questo lavoro non ti abbandona mai.
Quando esci di casa trovi sempre qualcuno che ti conosce, e ritorni ad indossare quell’abito correttamente accollato, sapientemente tagliato e colorato, che è classico della tua professione, ed i pensieri tornano, i problemi si riaffacciano, ed il mondo della scuola, che ti ha plasmato e marchiato, ti fa riconoscere ovunque, come i vecchi spazzacamini, identificabili dal loro aspetto.
La cosa peggiore è che il cervello continua a programmare, le idee si affollano e tu cerchi di fermarle, per riappropriartene quando servono. Naturalmente il risultato è quello di non ritrovarle quasi mai, come quando metti via una cosa dicendo :”la metto qui così ricordo dov’è” e poi non la ritrovi se non quando ormai non serve più!
I problemi che si prospettano sono sempre gli stessi.
La classe seconda marcia in avanti con lo spirito indomito di chi sa già tutto e pensa di avere il mondo tra le dita.
La classe terza, messa in soggezione da uno dei colleghi, perplessa per il distaccante “Lei” ed ubriacata dalla ipercinesi di un altro, spaventata dal rigore didattico di un terzo che trasmette la sensazione di essere gelidamente insensibile, è ingessata ed impaurita.
“L’insensibile” è solo un pignolo, forse un pochino bastardo, visto il ricordo dei suoi recenti trascorsi di studente “carogna”.
L’ipercinetico si impara a conoscerlo, e poi lo si apprezza.
L’unico vero ed inevitabile problema è il primo, con la sua gesuitica intransigenza, con la totale incapacità di “comunicare”, con la convinzione di essere l’unico in possesso della “conoscenza”. Sono sicura che non sarebbe in grado di addestrare un cane a dare la zampa, perché sosterrebbe che ne ha il diritto perché è il padrone che si degna di dargli da mangiare.
Quando si insegna, è importante raggiungere un rapporto empatico con lo studente.
Poi è necessario inizialmente adattarsi al livello culturale e linguistico dell’allievo, partendo da operazioni semplici e rendendole automatiche, poi si facilita ogni cosa dividendola nelle operazioni di base, senza tante “sbrodolature” che, anche se corrette, fanno perdere solo tempo e non centrare l’obiettivo. Ad esempio, che valore avrebbe il misurare la lunghezza di un corridoio in metri, e poi perder tempo andando a disquisire sulla inesattezza della quarta decimale (decimi di millimetro)?
Non è difficile imparare a memoria “l’Avemaria” in ostrogoto memorizzando i suoni e lasciandone il concetto assolutamente vuoto di significato (come fanno gli allievi molto spesso se il docente “vola” troppo alto). Da piccola “tradussi” il titolo “ Colonel Bogey” in “corni e busi” molto più significativo per me e di suono paritario al mio orecchio. E lo ricordo ancora.
Martedì scorso c’è stata la riunione con il Preside.
Alle 16.45 ho imboccato l’uscita . Pazzesco!
Sono stati decisi gli argomenti all’o.d.g. per il prossimo collegio.
Discussioni, timori, ansie, paranoie, ..ho dovuto faticare per convincere il Preside che l’unico intervento didattico che dia dei risultati è quello in itinere, o lo “sportello” ( praticamente una sorta di ripetizione privata per un gruppo di allievi non superiore ai tre, da tenere dopo l’orario scolastico) che viene fatto solo quando serve e su argomenti ben definiti. Lui propende per la sospensione delle lezioni, per effettuare dei corsi di recupero che servivano mesi prima e che io giudico la peggior “vaccata mangiaquattrini” inventata dal sistema.
E’ stato dimostrato da relazioni ed interventi che la sospensione non serve a nulla, e che la maggior parte dei docenti preferisce evitare i corsi e fare una settimana di riposo. Io ne resto fuori!