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I PAVONI FANNO LA RUOTA..

Strani giorni questi.

Il mondo dei media diffonde a piene mani le immagini di un dolore talmente profondo da rendere incapaci di pensare, immagini rubate con insensibilità ai limiti dell’idiozia.

-“ Lei che ha perso oltre ai familiari anche tutto quello che aveva.. cosa prova?”

Che cosa vuoi che provi pezzo d’idiota che non sei altro! Guarda i suoi occhi vuoti, osserva il volto senza espressione, ti dicono qualcosa? Ti dicono forse che è talmente profondo il disagio che nulla ha più importanza ormai?

-“Siamo ancora vivi, siamo fortunati..”

Non lo so, sinceramente, se sia vera fortuna, o se la fortuna sia di chi ormai ha finito il suo percorso. Chi è vivo ora deve fare i conti con una terribile realtà, quella di non poter più incontrare l’amico, di non poter più riabbracciare il familiare, e di dover ricomincia daccapo una vita che aveva già costruita magari con le unghie e con i denti, e percorsa per buona parte. Ed ora deve anche guardare in faccia quella realtà che lo ha tradito, quella realtà di malaffare che gli ha fatto cadere il tetto sulla testa, e che ora con ciglia umide s’accinge a rientrare nel meccanismo di ricostruzione.

Ho visto in questi giorni tanti pavoni girare tra le macerie di un terremoto che ha offerto loro un’inattesa vetrina in cui mostrare una umanità persa da tempo. Ho visto lacrime forse in quell’attimo sincere per il contesto di profonda emozione.  Ma quando il pianto sarà asciugato quanto di quel dolore resterà veramente nelle loro scelte, nelle loro decisioni? Quanto sarà ancora solo la bellissima coda del pavone? Piume colorate mosse nel vento?

Tutti abbiamo pianto  quando è morta la mamma di Bambi nel cartoon di Walt Disney, ma molti poi sono andati a mangiare tranquillamente il capriolo in allegria con gli amici. Chissà se quei pavoni davanti al piatto succulento della spartizione dei fondi sapranno essere coerenti ed onesti. Onesti come quando hanno trascurato o rinviato normative o controlli che avrebbero dovuto essere di rigore in quella zona. Onesti come quando hanno sottovalutato i rischi per incurante ignoranza.

Eppure era una tragedia annunciata e non solo da un tecnico che da anni si occupa di ricerca, ( ma ben sappiamo che in Italia la ricerca e i ricercatori valgono molto ma contano ben poco, certo meno dell’opinione delle veline con un bel culetto o delle parole di un opinionista di bell’aspetto magari con un breve curriculum nel campo dello spettacolo), ma annunciata anche da un crescendo di scosse sismiche, in una zona di faglia, in un luogo geografico già abbondantemente colpito da terremoti.

Si sostiene che non sarebbe stato possibile evacuare un territorio senza la sicurezza del momento e del luogo. Vero. Ma si sarebbero potute predisporre tutte le operazioni che son state decise dopo l’evento, come l’allerta della protezione civile che avrebbe potuto prevedere la dislocazione delle tendopoli, l’avvicinamento de gruppi elettrogeni  e delle strutture di primo soccorso, e la distribuzione dei compiti alle varie componenti dei soccorsi, che avrebbero potuto partire già sapendo cosa fare e a chi rivolgersi.

E’ ben diverso se mi arrivano all’improvviso dieci persone a cena o se ne sono informata qualche giorno prima, così da predisporre tutto quello che è possibile fare in anticipo, guadagnando tempo per eventuali sorprese, come qualche commensale in più o un arrosto bruciato. Ma la saggezza e l’organizzazione della donna di casa non è assolutamente patrimonio del politico, che è invece naturalmente portato a dispiegare la sua coda da pavone in cerca di pavoncelle che lo seguano.

Ho visto i campi tende pieni di uova di pasqua, speriamo che quel cacao non sia troppo amaro.

Amaro come la vita di tutte quelle persone che hanno ancora un tetto sulla testa, ma non hanno più un lavoro. Amaro come i pensieri di quanti non vedono futuro per i loro figli in una società che pur di arricchirsi lesina sulla composizione del cemento. Amaro come la voce di quanti sono senza voce e vengono presi a calci da destra e da manca, senza distinzione, tanto che è diventata una “normalità” il dileggio e l’aggressione da parte di giovani, che, non lo dimentichiamo, sono il futuro della società.

E non chiedetemi contributi per.. mentre continuate a disquisire, con schifoso interesse di categoria, se  buttare o meno centinaia di migliaia di euro per una tornata elettorale alla quale solo il senso del dovere mi costringerà a partecipare! La carità dichiarata è carità pelosa, diceva mia madre, ed i contributi di alcuni hanno il pelo lungo un metro.

I PAVONI FANNO LA RUOTA..ultima modifica: 2009-04-12T19:14:00+02:00da
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