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IL “CONTO DELLA SERVA”

Sono veramente perplessa ..

Da Il Messaggero MILANO (6 novembre) – Quando la moglie non lavora, i soldi del conto corrente di famiglia sono tutti del marito, in quanto unica fonte di reddito. La consorte casalinga, anche in presenza di comunione dei beni, non può vantare la proprietà di quei soldi. È uno dei passaggi cardine della sentenza, da poco impugnata, con cui il giudice di Milano Michele Montingelli ha assolto un ex marito accusato di violazione degli obblighi di assistenza familiare.

Incredibile! Il prossimo passo cosa sarà? Il ritorno al delitto d’onore?

Questa strana svolta della società non la capisco.

Si parte con il demolire, un mattone alla volta, le conquiste dello stato sociale nel campo della sanità e della scuola, costruendo parallelamente due percorsi funzionali alle possibilità economiche dei fruenti, dividendo praticamente la società in “ricchi” e “poveri”.

Si continua poi subdolamente con il ritorno ad una società maschilista, per garantire agli uomini una posizione privilegiata anche nella più deteriore delle situazioni economiche.

Le donne però  nel frattempo hanno raggiunto livelli di cultura che spesso surclassano quelli degli uomini, e la selezione genetica legata al lungo medioevo passato ne ha fatto delle persone più caparbie, più forti, più resistenti alla fatica ed al dolore.

Nel caso della sentenza mi è sorto spontaneo il fare un “conto della serva” di quanto potrebbe essere valutato il lavoro di una casalinga. Dunque :

Una qualsiasi domestica ad ore riceve una retribuzione oraria di almeno 5€ (cifra scelta per la semplicità di calcolo). Non conto le ferie e la tredicesima.

Prendiamo un modello di famiglia generico : Padre, madre e due figli.

La madre casalinga ogni giorno

Per rifare i letti, mettere in ordine la casa ( raccogliendo tutto quello che vien lasciato in giro), passare l’aspirapolvere, lavare i pavimenti, riportare allo stato di decenza il bagno e la cucina, diciamo che impieghi almeno 3 ore

Poi deve fare la spesa e preparare due pasti. Diciamo almeno 2 ore in tutto?

Lavare, stendere, raccogliere e stirare.. 1 ora al giorno?

Cura diretta di marito e figli (accompagnare, andare a prendere, andare dal medico per gli altri, andare a comperare quello che serve agli altri che “non hanno tempo di..”) 2 ore bastano?

Sono 8 ore di lavoro, esattamente come in fabbrica, e calcolate “ a spanne”.

8 : 4 = 2 ore per persona.

Otto ore familiari meno le due che spettano alla mamma sono sei ore di lavoro quotidiano soggetto a retribuzione.

6 ore per 5€ = 30 € al giorno. Domenica e festivi compresi (anche se c’è da tener conto che sono giorni in molti casi  più pesanti).

30 € per 30 giorni sono 900 € di retribuzione al netto della parte spettante alla casalinga per se stessa e delle prestazioni occasionali come infermiera, sarta, psicologa, insegnate, eccetera. E se in molti casi due lire possono essere messe in banca è proprio grazie alle “mamme” che amministrano con saggezza  il bilancio familiare.

Adesso vorrei sapere come possa essere espressa una sentenza come quella sopra riportata.

Ponendo poi il caso in cui la donna lavori anche fuori di casa, tutto questo lavoro non le viene spesso  risparmiato, perché “gli altri” sono stanchi per aver lavorato tutto il giorno. Le mamme no! Loro sono di acciaio.

Allora come dovrebbero essere divisi i risparmi di famiglia?

Naturalmente non conosco il caso specifico, ma mi fa molta rabbia sentir dire che “la casalinga non lavora” perché sta a casa.

Se il lavoro casalingo fosse veramente appetibile allora sarebbe soggetto ad una gara di accaparramento, come sostiene il poeta dialettale Belli in una sua lirica intitolata “Er Lavore”, che in un dialetto romano antico mette ben in chiaro le cose.

Io, priva della forza icastica del poeta, mi limito a dire che se qualcuno vuole il mio lavoro casalingo glielo cedo senza rimpianti, anzi .. “je faccio er caffè”!

IL “CONTO DELLA SERVA”ultima modifica: 2008-11-10T13:53:00+01:00da
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