Due argomenti sono all’ordine del giorno e dilagano per ogni dove rendendo ormai impossibile l’impresa di estrapolazione della verità.
L’altro è la reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
Del primo non posso discutere per ignoranza, l’unica cosa che posso dire è che da quello che emerge si impara che la disonestà è più diffusa di quanto si pensi, e a certi livelli viene protetta addirittura con decreti legge ad hoc.
Nel secondo invece, mi permetto di intervenire in funzione di “esperta”, visto che trent’anni nella scuola ed almeno una quindicina di corsi di aggiornamento sulla didattica e affini me ne danno l’autorevolezza.
C’è inoltre il completo oblio su di un aspetto fondamentale in questo discorso, cioè sul programma da svolgere. Chi non è del mestiere non sa che anche il semplice “insegnare a leggere, scrivere e far di conto” segue una programmazione per argomenti con tempi e metodi.
Allora se i tempi non sono adeguati, i metodi li adeguano, con corrispondente ricaduta del pressappochismo e dell’indifferenza nei confronti dei soggetti più deboli.
Scelte didattiche come quella di insegnare a scrivere con le frasi complete, invece che con le paginette di “Aa come asino”, che hanno fatto emergere la dislessia (che invece con le “paginette” era superabile in molti casi), in una situazione scolastica di sovraffollamento e tempi limitati provocherà ancor più danni.
Togliamo tempo e personale e mandiamo al macero il futuro di tanti bambini. Questo è più vergognoso che farli partecipare ad una protesta.
Altro argomento : la valutazione dei docenti e delle scuole.
I docenti diventano di ruolo attraverso lunghe e faticose strade di corsi di formazione e di concorsi a cattedra, cosa che non succede con altre professioni. Il ruolo definitivo si raggiunge dopo un anno di prova, detto “straordinariato”, al termine del quale la valutazione avviene da parte di un “comitato” di docenti “anziani” presieduto dal preside.
Non nascondo che ci possano essere scuole con situazioni di favoritismo, clientelarismo e nepotismo, ma questo è compito dello Stato evitare che avvenga, e nella situazione attuale dove “ovunque il guardo giri” trovi la stesso disonestà, non so che dire..
Invece la valutazione delle scuole avviene attraverso i test dell’INVALSI. Cosa sono?
Dunque, ad un docente incaricato dalla scuola un giorno arriva un pacco contenente dei test per il numero esatto di allievi delle classi scelte, dal docente stesso e dal preside, per la prova.
La scelta viene sicuramente fatta per classi con docenti reputati “i migliori”, per ovvie ragioni, quindi il giorno deciso si “somministra” il test in presenza di un paio di professori della classe. Le regole ci sono, ma … ne va del buon nome della scuola. Allora si ricade nel campo dell’onestà e della rettitudine morale. Chi è aduso alla menzogna mente, chi non lo è magari si limita a distrarsi un po’. Così la valutazione è sicuramente corretta!
In un paese dove si fanno inghippi anche per entrare in graduatoria…
Infine la gente vede la scuola come un “nemico da combattere” più che come “un amico da aiutare” e questo porta chi ci lavora a sentirsi un oggetto di scarto, tanto che spesso ho sentito
Questo solo per chiarire che in questo momento son tante le voci che spostano l’attenzione dall’unico vero problema : il danaro.
Negli ultimi 100 giorni la “rete 4” di Emilio Fede ci è costata 35.000.000 di € , l’Alitalia 236.000.000 di €, Roma capitale 500.000.000 di € e il buco in bilancio di Catania 140.000.000 di €.
Totale = 911.000.000 di €… tanto per gradire.
E la scuola pubblica viene assassinata!
“….Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia perfino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di stato. E magari si danno dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece cha alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo apertamente trasformare le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, questa è la ricetta…. Piero Calamandrei (in Scuola Democratica, 20 marzo 1950. )”.