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Il senso del limite

Sono giorni che ogni pagina di giornale, ogni talk show, ogni punto ove “io volga lo sguardo”, appaiono tre fatti di cronaca, detti, sviscerati, analizzati, smembrati, ricomposti,  riesaminati, approfonditi e.. chi più ne ha più ne metta!
Diritto di cronaca?
Non mi sembra cronaca l’overdose di chiacchiere fatte, in televisione e sui giornali, sul delitto di Cogne. Come può essere serenamente giudicata una persona che è stata completamente anatomizzata dai mass media? Ormai su quel delitto è stato detto di tutto e di più, e qualunque giudice, pur distaccato e perfettamente professionale, faticherà a mantenere l’imparzialità asettica che ha in altri casi.
Non mi sembra cronaca il racconto “pruriginoso” delle presunte sevizie ai bambini, né mi par corretto sbattere il mostro in prima pagina con nome e cognome, prima che sia accertata la verità sulle sue colpe.
Non mi sembra cronaca  l’intervista al fratello della ragazza uccisa a Roma, culminante nella solita domanda idiota sullo stato d’animo. Se dovesse succedere a me, penso che gli sparerei un pugno sul naso e poi l’intervisterei chiedendo di descrivere il sapore del sangue ed il dolore per il setto nasale fratturato.
Cronaca è raccontare i fatti certi, puri e semplici, lasciando ad ognuno il compito di farsi un’opinione.
Ma in quale mondo sto vivendo?
Attori, presentatori, cantanti, sportivi, disquisiscono imprudentemente e temerariamente su qualunque argomento, dalla pedagogia alla morale, dalla dietetica alla religione, dimostrando competenze che non hanno, imponendo, dall’alto della loro esperienza, modelli, messi in discussione con difficoltà dall’unico “esperto” presente.
I politici fanno i comici, ricambiando il favore ai comici veri, che fanno politica più seriamente di loro.
I religiosi fanno politica e litigano con la morale, gli atei rispettano la morale e la giustizia, e litigano con la politica.
La tuttologia è ormai diventata materia degna di laurea universitaria, è sufficiente avere “un’immagine” pubblica per riceverne il dottorato.
Ormai non esiste più il senso del limite, sull’altare del profitto si possono sacrificare ideali, valori, persone e cose, e nulla è più reputato inadeguato. Le lacrime, il dolore, il sangue fanno audience, allora se non ci sono provochiamoli, pur di ottenere “l’ascolto”, senza pudore alcuno, in questa società dell’immagine, dell’effimero e del superfluo.
Presto, di questo passo,  i cani miagoleranno ed i gatti abbaieranno, ed allora sarà giunto il punto di “non ritorno” nel viaggio verso un mondo che non riesco ad immaginare.
Il senso del limiteultima modifica: 2007-04-28T20:30:00+02:00da
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