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“Il canto del corvo II”

" Quanti sono i tuoi giorni? Li ho contati:
Pochi e brevi, ognuno grave di affanni;
Dell'ansia della notte inevitabile,
Quando fra te e te nulla pone riparo;
Del timore dell'aurora seguente,
Dell'attesa di me che ti attendo,
Di me che (vano, vano fuggire!)
Ti seguirò ai confini del mondo,
Cavalcando sul tuo cavallo,
Macchiando il ponte della tua nave
Con la mia piccola ombra nera,
Sedendo a mensa dove tu siedi,
Ospite certo di ogni tuo rifugio,
Compagno certo di ogni tuo riposo.

Fin che si compia ciò che fu detto,
Fino a che la tua forza si sciolga,
Fino a che tu pure finisca
Non con un urto, ma con un silenzio,
Come a novembre gli alberi si spogliano,
Come si trova fermo un orologio".

Primo Levi, (22/08/1953)

Non so perché, ma  in questi giorni, il constatare nuovamente l'incapacità degli uomini di vivere fianco a fianco senza pretese di supremazia, senza dominatori e dominati, senza padroni e servi, senza buoni e cattivi mi ha portato tra le mani le poesie di Primo Levi.
Rileggevo questi versi,  abbandonandomi ai sentimenti che ne nascono, quando la mia mente è scivolata verso quei percorsi intricati che, mescolano ricordi con ricordi, formano di presente, passato e futuro un solo groviglio inestricabile, da cui generalmente nasce un "filosofeggiare" sui temi dell'esistenza.
Quanti sono i nostri giorni? Troppi per combinare guai, tropo pochi per amare ed ancor meno per insegnare ad amare.

“Il canto del corvo II”ultima modifica: 2006-07-16T20:30:02+02:00da
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